Raffaella Chiodo Karpinski: 1991, le barricate di Mosca

Il 19 agosto del 1991, in quella che allora era ancora l’Unione Sovietica, un gruppo di vecchi dirigenti del PCUS destituì il presidente Michail Gorbachev e dichiarò lo stato di emergenza, occupando le sedi del potere e ordinando all’esercito di presidiare le strade circostanti. Si interruppe così, drammaticamente, il processo di riforma lanciato sotto la presidenza di Gorbachev, che aveva due principali fronti: uno interno con la Perestroika, che aveva avviato l’apertura di spazi di confronto e partecipazione pubblici, e l’altro esterno, con la promozione del processo di distensione e disarmo per il superamento della logica dei blocchi. Due processi dichiaratamente contrastati dai golpisti, che effettuarono il colpo di stato non a caso alla vigilia della sigla del Trattato (la cui firma era prevista per il 20 agosto) che avrebbe visto il superamento definitivo dell’URSS per passare a una nuova Unione, che prevedeva una maggiore autonomia degli Stati.
Per un’incredibile coincidenza, proprio nei giorni precedenti a quelle giornate drammatiche, tra il 12 e il 18 agosto, si era tenuta a Mosca l’ultima Convenzione END. Avvenne così che molte e molti pacifisti italiani si trovarono a vivere direttamente una svolta storica non solo per la Russia, ma per tutto il mondo. Quello che segue, è il racconto della nostra esperienza di quei giorni.

Insieme a molti amici e attivisti italiani, avevo partecipato a diversi seminari e conferenze della Convenzione END, che si svolgeva in diverse parti della città. Finita la Convenzione, con un gruppo di partecipanti tra cui Tom Benetollo e Giampiero Rasimelli, avevamo preso appuntamento per visitare la città. Conoscendo Mosca e parlando il russo, mi ero infatti offerta di fare da guida turistica. Il primo luogo scelto per iniziare la visita alla città furono naturalmente la Piazza Rossa e il Cremlino. I partecipanti alloggiavano in diversi Hotel perciò l’appuntamento fu fissato sotto l’orologio del Cremlino sulla Piazza. Come raccontano i fatti della storia, quell’appuntamento non si verificò mai.

Il 19 agosto ci aveva riservato una bellissima mattinata di sole. Mentre col mio gruppo ci dirigevamo dalla fermata della Metro Pushkinskaja verso la Piazza, giù per la Via Gorki (oggi Tverskaja) entrammo in una grande libreria. Mi accorsi che tutti i commessi erano distratti dalla TV. Non si sentiva bene ma intuii che doveva essere accaduto qualcosa di rilevante, perché l’unica scena che si vedeva era un grigio signore che parlava con lo sfondo di una tenda altrettanto grigia. Chiesi a un commesso: “che sta succedendo?” Rispose molto confusamente, a mezza bocca: “E’ successo qualcosa a Gorbachev.”

Misi insieme quel che mi aveva appena detto il commesso con quanto avevo intercettato al mattino in ascensore. Un ragazzo polacco ridendo mi aveva detto che alla radio aveva sentito che Gorbachev era stato arrestato. Uscendo dall’ascensore avevo pensato: o è matto o sta succedendo davvero qualcosa senza precedenti. Appena fuori dal negozio, ci rendemmo conto che diverse persone erano ferme davanti alla vetrina e guardavano attonite la TV con il solito signore grigio.

Ci riavviammo questa volta con passo più lesto verso il nostro appuntamento. La strada era alquanto trafficata. Mi resi conto però che c’era un rumore insolito, uno stridore metallico.

Improvvisamente ci rendemmo conto che in mezzo alle file di auto civili si stagliava una fila di carri armati. Era una scena che ci lasciò a bocca aperta e non so perché aveva anche qualcosa di ridicolo…Pensai “Ma come? Intervengono i carri armati e seguono il ritmo del traffico fermandosi al semaforo? Ma che intervento militare è?”. Ripensandoci, col senno di poi, effettivamente c’era qualcosa di poco convincente in quello che stava accadendo. In pochi minuti giungemmo sulla piazza del maneggio. A passo d’uomo dietro di noi stavano sopraggiungendo i carri armati. Lì per la prima volta accadde che la gente, e noi insieme a loro, cominciò ad attivarsi per fermare l’avanzare dei carri. Innanzitutto alcune auto si misero di traverso. Poi fu il turno dei filobus. Erano le prime avvisaglie di quelle che diventeranno le barricate di Mosca di quell’incredibile agosto 1991.

Man mano che questa scena si sviluppava si creavano gruppi di persone che condividevano le informazioni che si riuscivano a carpire dalla radio o per il sentito dire. Non si capiva bene chi avesse preso il comando e avesse impartito l’ordine all’esercito di intervenire a difesa di quello che era il simbolo del potere dell’Unione Sovietica, la Piazza Rossa. Chi aveva le chiavi del Cremlino a questo punto? Nessuno poteva capire. Girava voce che Gorbachev fosse stato fatto prigioniero in Crimea. Il passo successivo fu salire sui carri per parlare con i carristi e convincerli a fermarsi e disobbedire. Salimmo anche io e Renato, mio marito. Parlai con uno di loro. Era un ragazzo estremamente turbato, o forse più frastornato. Molto giovane e intimorito, appariva ben consapevole delle conseguenze di una disobbedienza all’ordine ricevuto e la responsabilità che pesava sulle sue spalle. Non poteva certo lasciare il carro armato incustodito. Nel frattempo la gente, tra cui donne e i bambini che si erano assiepati sui carri e pure sul suo, lo avevano gettato nel panico. Lui e gli altri carristi davano la sensazione di temere che la situazione potesse degenerare e fargli così perdere il controllo di mezzi così pericolosi. Perciò dopo un lunghissimosilenzio, con gentilezza si misero a interloquire con tutti. Soprattutto parlando con le donne che si rivolgevano a loro come fossero le loro madri.

La situazione pian piano si distese e si trasformò quasi in una festa di paese. Questa era l’impressione che dava a noi ma chissà cosa doveva aver provato a dover eseguire, lui e tutti gli altri, l’ordine di andare con i carri armati verso la piazza Rossa tra la gente civile. Sarebbe bastato un nonnulla e poteva finire in tragedia, scatenando una catena di reazioni. Dopo aver partecipato a mettere su la prima barricata tra la Via Gorki e la piazza del Maneggio fermando un filobus a mettendolo di traverso sulla strada, tentammo di raggiungere il luogo dell’appuntamento, che era dalla parte opposta della Piazza Rossa. Camminammo intorno ai grandi magazzini GUM fino all’Hotel Rossia e da là risalimmo dalla parte del San Basilio. Là trovammo una fila di transenne con dietro una fila di soldati a sorvegliarle e impedire alla gente di entrare nella piazza. Mi avvicinai il più possibile al soldato che pareva il più alto in grado. Era assediato dalle persone che gli chiedevano il perché delle transenne e che cosa stesse accadendo. Registrai la conversazione con lui. Cosa assai ardua, visto che ben più del carrista, era rimasto a lungo imperturbabile e muto.

Erano tempi in cui non esistevano ancora i mezzi di comunicazione odierni, non avendo i cellulari l’appuntamento coi nostri amici era andato perso e non avevamo modo di entrare in contatto con loro. Pensammo di raggiungere la sede di uno dei giornali italiani, l’Unità, per avere notizie e finalmente qualche idea su che cosa stesse accadendo nel paese. Per arrivarci, camminammo per diversi chilometri. Una volta giunti venimmo a sapere del quadro della situazione. Eltsin da un carro armato passato dalla parte dei putchisti a quella dei rivoltosi aveva fatto appello alla popolazione chiamando alla partecipazione popolare e alla difesa della Sede della Repubblica Russa, dichiarandola autonoma e indipendente.

Ci sentimmo improvvisamente scaraventati nel mezzo della storia. Una storia più grande di noi.

Passammo la notte rientrando al nostro Hotel, scambiando le informazioni con gli amici che avevamo perso di vista durante il giorno e discutendo sul che fare il giorno dopo. Non avevamo dubitato nemmeno per un secondo sul fatto che dovessimo fare anche noi la nostra parte per impedire che si compisse il golpe, reprimendo la piazza. All’indomani, aderendo all’appello di Eltsin, mentre ci dirigevamo verso la Casa Bianca (sede del Parlamento della Russia) dissi ai miei compagni di avventura che la fermata più vicina per raggiungerla si chiamava Barrikadnaja. In quella situazione che faceva tremare le gambe questa buffa coincidenza spezzò il clima di ansia e ci fece scoppiare a ridere come matti.

Giunti alla fermata Barrikadnaja, ci trovammo davanti a una scena di barricate senza soluzione di continuità. Sin dal nome della fermata, dalla stazione stessa dove sono raffigurate quelle dell’epoca 1, dal monumento davanti alla stazione e infine le barricate, quelle nuove fatte con qualunque cosa si potesse trovare…sedie tavoli, armadi, legni pali di ferro di ogni genere. In poco tempo gli accessi tutto intorno alla Casa Bianca si erano trasformati in una serie di barricate costruire a mani nude dalla gente. Furono ore, giorni convulsi e drammatici. Si venne a sapere che c’erano stati alcuni morti. Non si riusciva a sapere esattamente dove e quanti. Nel frattempo per fortuna cominciava a funzionare qualcosa…i telefoni per scambiare le notizie innanzitutto con i giornali italiani. Noi avevamo informazioni che arrivavano dall’Occidente e che comunicavamo con i partecipanti alla resistenza, mentre noi che raccoglievamo le testimonianze dirette dalle

barricate le riportavamo ai giornali italiani.

Passammo la notte insieme alla gente davanti alla Casa Bianca. Tantissime donne, ragazzi e ragazze. Alcuni con la tipica valigetta 24 ore, alcune donne con il carrello della spesa. Chi riusciva ad avere notizie, a turno le condivideva attraverso il megafono. Un servizio d’ordine garantiva la fruizione delle informazioni sulla situazione dall’interno del palazzo. Ogni tanto arrivava questa o quella personalità per unirsi alla difesa del palazzo. Questo aiutava a creare un clima di maggiore serenità, anche se era forte la paura che potesse improvvisamente arrivare l’esercito con le truppe antisommossa, ben più decise dei carristi incontrati sulla via Gorki e davanti alla Casa Bianca. Tra questi giornalisti, scrittori e artisti quello che ci colpì più di tutti fu

naturalmente il leggendario violoncellista Rostropovich. Il pulmino della Mosfilm messo di traverso davanti all’entrata del palazzo mi resta nella mente come qualcosa di struggente e indimenticabile. Parlai per ore e ore, non solo con i carristi che con il loro carro erano passati dalla parte della gente, soprattutto con diverse donne che nei giorni successivi andai a incontrare a casa loro. Il giorno dei funerali delle tre vittime andammo anche noi alla manifestazione che vide la partecipazione di un fiume immenso di persone. Anche qui le donne furono senza dubbio le protagoniste, dalle più anziane veterane di guerra che aprivano il corteo alle più giovani.

Il tentativo maldestro di golpe era sconfitto. Gorbachev rientrava libero a Mosca, sotto la protezione delle forze della Repubblica federativa Russa. La resa dei golpisti e le immagini del suo rientro, dopo la fase drammatica di isolamento, tranquillizzò anche noi, che a quel punto iniziavamo a renderci conto che nulla sarebbe stato come prima. Era evidente che la figura che aveva guadagnato un ruolo chiave era stato Eltsin, che la costituzione dell’Unione degli stati indipendenti era tramontata e che ogni Repubblica dell’ex URSS stava andando verso la propria indipendenza. Ripartimmo per Roma con uno scenario mondiale del tutto stravolto e con mille domande sul futuro. Carico di speranze per il disintegrarsi della divisione del mondo in blocchi, per la democrazia che finalmente prendeva il sopravvento in tanti paesi, ma con l’incognita sugli equilibri che di lì in avanti avrebbero disciplinato le relazioni tra gli stati. Il ruolo delle Nazioni Unite assumeva come avevamo sempre auspicato, il ruolo a lei assegnato dall’origine. Una fase di speranza di diffusa democrazia e libertà che purtroppo nel tempo non si è ancora avverata ma per la quale ancora oggi in ogni latitudine del pianeta vigiliamo e ci battiamo in molte e molti.

Approfondimenti dall'archivio

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Documenti
Appello per il disarmo nucleare in Europa | Coordinamento nazionale dei comitati per la pace | Appello del Coordinamento nazionale dei comitati per la Pace per la dissoluzione dei blocchi | 28-04-1980 | Parole chiave: Antimilitarismo, Base Nato, Convenzione End, Disarmo Nucleare
No Cruise Missiles | . | Appello per il disarmo nucleare in Europa il testo "ufficiale" presentato al Parlamento inglese, in lingua originale, con l'elenco completo dei firmatari di ogni parte del mondo | 30-04-1980 | Parole chiave: Convenzione End, Missili
Senza missili dalla Polonia al Portogallo | Ken Coates | Articolo pubblicato in Pace e Guerra, mensile diretto da Luciana Castellina, Claudio Napoleoni e Stefano Rodotà | 01-07-1981 | Parole chiave: disarmo nucleare, Convenzione End, missili
Comiso! Comiso! Comiso! | Dan Smith | Intervista a Luciana Castellina pubblicata nel n.8 del Bollettino END | 04-04-1982 | Parole chiave: Convenzione End
Verdi Rossi e Iridati | Paolo Gentiloni | Reportage dalla Convenzione di Bruxelles sul disarmo nucleare | 01-07-1982 | Parole chiave: Convenzione End
Bollettino End n11 | aavv | Numero monografico sulla Convenzione End di Bruxelles | 07-07-1982 | Parole chiave: Convenzione End, Disarmo, Disarmo Nucleare
Lucio Lombardo Radice: un utopista eretico | Luciana Castellina | Luciana Castellina disegna, su Pace e Guerra il profilo di Lucio Lombardo Radice | 02-12-1982 | Parole chiave: Convenzione End, Perugia, Lucio Lombardo Radice
Bollettino End n.12 | aavv | Numero monografico sulla Convenzione END di Berlino | 14-05-1983 | Parole chiave: Convenzione End, Disarmo Nucleare
I missili nucleari hanno reso vana l'idea di popolo sovrano | Gianni Marsili | Articolo su l'Unita. In assemblea ad Ariccia circa 600 comitati per la pace da tutta Italia. | 24-03-1984 | Parole chiave: Comiso, Convenzione End, Disarmo Nucleare, Euromissili, Referendum autogestito
Mediterraneo La Nato pensa al riarmo I pacifisti alla denuclearizzazione | Mario Pianta | Articolo di analisi e di lancio del Convegno dedicato alla denuclearizzazione del Mediterraneo che si sarebbe tenuto a Comiso e ad Adelfia il 27 luglio del 1984 | 15-07-1984 | Parole chiave: Convenzione End, Disarmo, Disarmo Nucleare
Messaggio del presidente Sandro Pertini al Comitato organizzazione della Terza Convenzione Europea per il disarmo nucleare | Sandro Pertini | Messaggio dattiloscritto di Sandro Pertini | 17-07-1984 | Parole chiave: , disarmo, disarmo nucleare, , convenzione End
Convenzione Europea per il Disarmo Nucleare | Gruppo Affinità "Donne" | Dattiloscritto originale, documento conclusivo | 17-07-1984 | Parole chiave: Convenzione End, donne
Le donne alla Convenzione End di Perugia | Anna Martellotti | Articolo inedito di Anna Martellotti sulla Convenzione End (European Nuclear Disarmament). | 17-07-1984 | Parole chiave: Convenzione End, Disarmo Nucleare
Oggi nella citta umbra si apre la Terza Convenzione Europea per il Disarmo. A Perugia l'Europa pacifista | Giuseppe De Cesare, Renzo Trivelli | Pagina dell'Unità dedicata all'apertura della Convenzione. Idee, linguaggi e voci per una stagione di lotte contro le armi | 17-07-1984 | Parole chiave: Convenzione End, Perugia
Le donne alla Convenzione END di Perugia | Anna Martellotti | Articolo inedito di Anna Martellotti sulla Convenzione End (European Nuclear Disarmament). | 18-07-1984 | Parole chiave: convenzione End, disarmo, disarmo nucleare, perugia, nucleare, femminismo
Che fare dei gruppi ufficiali dell'est Impareranno qui le regole democratiche | Mario Pianta | Articolo de Il Manifesto, assenze e presenze alla Convenzione End di Perugia | 18-07-1984 | Parole chiave: Convenzione End
Perugia trattenuti all'est tutti i pacifisti non ufficiali | Francesco Santini | Apertura della III Convenzione End di Perugia | 18-07-1984 | Parole chiave: Convenzione End, Disarmo Nucleare
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Una fascia denuclearizzata dal Portogallo alla Romania | Mario Passi | Cronaca della giornata finale della Convenzione End di Perugia | 20-07-1984 | Parole chiave: Convenzione End, Disarmo Nucleare, Missili
Comunicato della delegazione italiana alla Terza Convezione E.N.D | Delegazione italiana | Dattiloscritto originale | 21-07-1984 | Parole chiave: Convenzione End
Convenzione End. Un movimento all'offensiva | Renzo Gianotti | Articolo pubblicato su Rinascita all'apertura della Terza Convenzione End di Perugia. | 21-07-1984 | Parole chiave: Convenzione End, Euromissili, Perugia
Ieri a Perugia l' ultimo scontro dei pacifisti, sulla pace | Giuseppina Ciuffreda | Dalla Cerimonia di chiusura della Convenzione End. Articolo de il Manifesto | 22-07-1984 | Parole chiave: Convenzione End, Disarmo Nucleare
Dalle donne lo sguardo più fecondo sul pacifismo del dopo-missili | Chiara Ingrao | Documento inedito sulla Convenzione End di Perugia | 25-07-1984 | Parole chiave: Convenzione End, femminismo, perugia, End, Europear nuclear disarmament, donne
Le donne delle barricate di Mosca | Raffaella Chiodo | Articolo di Raffaella Chiodo tratto da RETI – Pratiche e saperi di donne | 19-08-1991 | Parole chiave: Convenzione End

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