Pochi conoscono la causa saharawi, nonostante cinquant’anni di resistenza in cui sono state scattate migliaia di foto, raccontate innumerevoli storie, incise canzoni, girati film, pubblicati articoli e libri. Allo stesso modo sono stati spezzati migliaia di sogni, i diritti sono stati calpestati e le promesse disattese.
In un contesto mondiale sempre più fragile, i movimenti di solidarietà assumono un ruolo cruciale nel diffondere la conoscenza e nel sostenere un popolo che affronta con fierezza e dignità la situazione di cui è vittima.
Il movimento di solidarietà europea con i saharawi, noto come EUCOCO (European Coordination of Committees and Associations for the Support of the Saharawi People), è stato fondato nel 1975 per sostenere il diritto all’autodeterminazione del popolo saharawi e promuovere il rispetto dei diritti umani nel Sahara Occidentale. Questa organizzazione riunisce associazioni, ONG, sindacati ed enti locali che lavorano per promuovere il diritto all’autodeterminazione e migliorare le condizioni di vita nei campi profughi e nei territori occupati.
Gli obiettivi principali includono la sensibilizzazione dell’opinione pubblica europea sulla situazione del Sahara Occidentale, azioni di lobbying presso i governi europei e le istituzioni internazionali a favore della causa, la promozione di progetti di sviluppo sostenibile e di assistenza umanitaria nei campi profughi in Algeria.
Negli ultimi tempi, le azioni si sono concentrate su due questioni fondamentali: i diritti umani e lo sfruttamento delle risorse naturali nel Sahara Occidentale. La violazione dei diritti umani nel territorio occupato dal Marocco, insieme alla solidarietà per le sue vittime, in particolare i prigionieri politici saharawi detenuti nelle carceri marocchine, ha dato origine a numerose campagne e iniziative in diversi paesi. Tra le principali attività ci sono la documentazione e la denuncia delle detenzioni arbitrarie, delle torture e delle repressioni, nonché la pubblicazione di rapporti per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni.
Lo sfruttamento illegale delle risorse naturali del Sahara Occidentale è stato denunciato dal Fronte Polisario davanti alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) e le aziende coinvolte sono state chiamate a rispondere. Queste denunce sono possibili anche grazie all’impegno dell’Intergruppo parlamentare composto da deputati di diversi schieramenti politici del Parlamento Europeo.
Recentemente, in ottobre, la CGUE ha annullato gli accordi commerciali tra UE e Marocco per i prodotti di origine saharawi. È interessante notare che, nel 1974, la Banca Mondiale ha definito il Sahara Occidentale come il territorio più ricco della regione del Maghreb, grazie alle sue risorse, tra cui pesca, fosfati, un ambiente adatto per l’energia eolica e potenzialità agricole.
Ogni anno, una città europea ospita la conferenza di solidarietà europea; l’Italia ha avuto il privilegio di ospitare questo appuntamento diverse volte (tra le più importanti a Modena e Roma nel 2002 e nel 2008).
In Italia da oltre quarant’anni, grazie all’azione di numerose associazioni locali e nazionali, ONG, al coinvolgimento attivo degli enti locali gemellati e all’impegno di parlamentari, si lavora instancabilmente per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla situazione del Sahara Occidentale e riaffermare il diritto all’autodeterminazione di questo popolo.
Si organizzano eventi, conferenze e campagne di raccolta fondi per sostenere progetti di cooperazione e solidarietà nei campi profughi, fornendo assistenza sanitaria, educativa e alimentare. Vista la situazione di sfruttamento delle risorse naturali, si organizzano anche incontri di approfondimento e sensibilizzazione in collaborazione con le università e ONG attive in queste tematiche.
Da due decenni la questione della violazione dei diritti umani nei territori occupati ha assunto un ruolo centrale nelle campagne di solidarietà e di pressione sui governi: sono ancora decine i prigionieri politici saharawi detenuti nelle carceri marocchine e centinaia sono i desaparecidos di cui non si conosce la sorte.
Il movimento di solidarietà italiano partecipa attivamente alla Quarta Commissione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, nota come Commissione per le Politiche Speciali e la Decolonizzazione (SPECPOL), che affronta il tema della decolonizzazione e dei territori non autonomi, tra cui il Sahara Occidentale, durante le sue sessioni annuali e speciali.
Oltre alla denuncia e informazione, un altro aspetto importante sono le numerose iniziative di carattere storico e culturale, come presentazioni di libri, mostre fotografiche, film e documentari, giornate dedicate alla cultura popolare e all’impegno delle donne saharawi. Le mujeres affrontano quotidianamente enormi sacrifici, lottando non solo per la liberazione del proprio territorio, ma anche per la formazione delle nuove generazioni.
Tra le numerose iniziative portate avanti a livello territoriale e nazionale, uno dei progetti più significativi è “Piccoli Ambasciatori di Pace”. Dal 1982 oltre ventimila bambini hanno raggiunto l’Italia nei mesi estivi e grazie a questa esperienza, possono confrontarsi con una realtà diversa rispetto a quella dei campi profughi. Trascorrere l’estate in Italia rappresenta un’importante opportunità per allontanarsi dalle condizioni ambientali estreme (con temperature che in estate superano i 50 gradi) e accedere a visite mediche essenziali per la loro salute.
L’ospitalità estiva offre anche un’importante opportunità di scambio con le comunità italiane, costituendo un momento culturale e formativo insostituibile. I minori accolti scoprono culture e costumi che conoscono solo attraverso miti e racconti, mentre i quasi duemila volontari che ogni anno portano avanti questa attività solidale vivono un’esperienza indimenticabile.
Essere consapevoli dei sacrifici delle famiglie d’origine che permettono la partecipazione dei loro bambini rende l’esperienza ancora più significativa, poiché spesso rappresenta la prima separazione da legami affettivi profondi. I bambini sanno che le loro famiglie li aspettano con amore, ma comprendono anche il valore di questa esperienza.
Un altro aspetto rilevante della solidarietà italiana è rappresentato dai gemellaggi tra comuni italiani e wilayas (province) nei campi profughi in Algeria e nei territori della RASD. Questi patti di amicizia non sono solo simbolici, ma si traducono in azioni concrete di supporto e azione politica, tramite l’approvazione di ordini del giorno e l’organizzazione di viaggi istituzionali nei campi, oltre alla realizzazione di decine di progetti di solidarietà e cooperazione.
Attualmente, oltre trecento comuni italiani hanno stretto legami di gemellaggio con città e villaggi saharawi. Nel 2024 si sono celebrati i quarant’anni di amicizia tra Sesto Fiorentino e la wilaya di Mahbes. Va ricordato che il comune fiorentino è stato il primo in Italia a stabilire un accordo di amicizia con un ente amministrativo della RASD, inserendosi in simultanea in analoghe esperienze anche in Europa.
A livello istituzionale, va sottolineata l’esistenza di gruppi di amicizia parlamentare che promuovono la causa saharawi, organizzando incontri e conferenze per informare l’opinione pubblica. La presentazione di interrogazioni al governo ha lo scopo di sensibilizzare, esercitare pressione politica, promuovere iniziative diplomatiche e monitorare le azioni governative intraprese dalle istituzioni internazionali.

L’IMPEGNO DELL’ARCI E L’ARENA CINEMATOGRAFICA DEDICATA A TOM BENETOLLO
Nel 2015 l’Arci ha realizzato il libro fotografico Il deserto intorno insieme al fotografo Giulio di Meo, le cui foto sono visibili nel sito. Questo libro dedicato ai profughi saharawi, offre uno sguardo aperto sulla vita nei campi avvolta nel silenzio, spesso assordante, della comunità internazionale. Un silenzio che crea un deserto intorno alla loro lotta e alla loro esistenza.
L’Arci è stata per anni impegnata in progetti di solidarietà con la popolazione saharawi, in particolare con la gioventù e con l’Unione Nazionale Donne Saharawi. Le attività realizzate tra 2002 e 2009 hanno mirato a migliorare le condizioni di vita nei campi, sperimentando nuove forme di cooperazione attraverso progetti di formazione rivolti principalmente ai giovani, con particolare attenzione alle arti visive e alla musica. Ciò ha incluso la realizzazione di un laboratorio musicale, la creazione di una banda musicale, la costruzione di un centro culturale e un corso di formazione sulla fotografia.
Oltre alle attività di vari circoli e comitati impegnati nel progetto “Piccoli Ambasciatori di Pace” volto a ospitare i bambini saharawi e a promuovere momenti di incontro e conoscenza con altre organizzazioni presenti sul territorio, negli anni passati è stata rilevante la promozione di viaggi di conoscenza e solidarietà nei campi profughi in Algeria. Queste esperienze hanno offerto a centinaia di studenti, volontari, cittadini e giornalisti l’opportunità di comprendere meglio la situazione del popolo del deserto.
Un’iniziativa particolarmente significativa è stata la costruzione dell’arena cinematografica dedicata a Tom Benetollo nel campo di El Aaiun, inaugurata nel 2005, anno successivo alla sua scomparsa. L’arena rappresenta uno spazio culturale e ricreativo per i rifugiati, dove poter vedere film e partecipare a eventi culturali (la foto di apertura di questa sezione è un dettaglio dell’arena). Tom Benetollo, compianto Presidente dell’ARCI, definiva i campi profughi saharawi un luogo dell’anima e si è battuto instancabilmente per dare voce a questo popolo.
Il suo primo viaggio di solidarietà a Tindouf, in Algeria, risale al 1988, insieme a una delegazione di sindaci, parlamentari e degli allora rappresentanti del movimento di solidarietà italiano. Il progetto dell’arena cinematografica è stato realizzato grazie agli sforzi congiunti dei circoli e dei comitati dell’ARCI e dell’UCCA, in omaggio a Tom Benetollo e a Otello Urso, un altro compagno di strada, entrambi scomparsi prematuramente.
“Una storia di dolore di profughi, di tenacia di chi resiste all’occupazione. I Sahrawi hanno una dignità che include qualcosa di metafisico. Una storia di impegno di cittadinanza – noi non siamo Saint Exupery—per tenere aperta la via al vento, e alle stelle, di questa patria che un poco è anche nostra. Se abbiamo il senso dei diritti e della solidarietà”.
Tom Benetollo “La questione saharawi dalle radici” (Studio di ricerca per la Peace University di Bedford (UK) 2004)


