1995
La guerra in Bosnia Erzegovina prosegue e ristagna senza novità apparenti. L’assedio di Sarajevo continua da più di 1000 giorni. L’Associazione per la pace promuove una manifestazione in Campidoglio, a Roma, per chiedere il cessate il fuoco. Arci e Associazione per la pace organizzano incontri in Italia (Perugia) a porte chiuse tra le opposizioni democratiche della Bosnia Erzegovina e dell’entità serbo bosniaca. Vengono siglati documenti comuni per porre fine alla guerra, mentre prosegue l’azione di solidarietà. Nel mese di luglio la comunità internazionale assiste inerte al massacro di Srbrenica in Bosnia. Le Nazioni Unite non riescono a fermare le truppe serbo-bosniache di Mladic che uccidono più di 8mila persone di etnia musulmana. Tra ottobre e novembre finisce la guerra in Bosnia Erzegovina. Dopo un intervento militare (bombardamenti) della NATO contro le postazioni serbo bosniache sulle colline intorno a Sarajevo, viene fissato il cessate il fuoco. Dopo settimane di trattative viene firmato un accordo di pace a Dayton (Stati Uniti) in cui viene garantita la formale unità del paese, ma la sostanziale divisione in due entità (serba e croata-musulmana su base etnica).
Intanto si sviluppa ancora di più l’iniziativa per la riforma e la democratizzazione delle Nazioni Unite. Nel mese di settembre viene promossa la marcia Perugia-Assisi – cui partecipano oltre 100mila persone – con lo slogan “Noi popoli delle Nazioni Unite” e viene preceduta da incontri e convegni in cui vengono discusse le proposte sui concreti cambiamenti necessari per rendere più efficace e positiva l’azione delle Nazioni Unite. Di fronte al perdurare della situazione di violenza e di guerra in Sudan, nasce una campagna nazionale per i diritti umani e la pace in Sudan, promossa da Nigrizia, i Comboniani, Pax Christi, l’Arci ed altre organizzazioni pacifiste.
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NEI LUOGHI DEL CONFLITTO
Documenti |
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Qualcuno dopo questo massacro | Gianni D Elia | Recensione al libro "Qualcuno dovrà dopo tutto. Racconti e poesie dalla guerra". Edito da Lunaria in collaborazione con Associazione per la pace. International Peace Center di Sarajevo e Pen Club. Con poesie di, tra gli altri, Gianni D'Elia eTommaso di Francesco | 20-02-1995 | Parole chiave: Balcani, Sarajevo |
Bosnia per fermare la guerra per rilanciare la solidarieta | Associazione per la pace, Arci | Lettera ai parlamentari. Le proposte del volontariato | 31-05-1995 | Parole chiave: Balcani, Intervento umanitario |
Bosnia per fermare la guerra per rilanciare la solidarieta | Arci, Associazione per la pace | Lettera aperta ai parlamentari | 31-05-1995 | Parole chiave: Aiuti umanitari, Balcani, Intervento umanitario |
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Podcast
Cosa vuol dire Insieme
Cosa vuol dire Insieme è una serie podcast di Chora Media in collaborazione con Coop Lombardia. Scritta e raccontata da me, Francesca Milano La cura editoriale è di Graziano Nani La supervisione del suono e della musica è di Luca Micheli La post produzione e il montaggio sono di Mattia Liciotti. Il project manager è Marco Paltrinieri Il producer è Alex Peverengo In redazione: Ilaria Ferraresi Il coordinamento della post produzione è di Matteo Scelsa Il fonico di studio è Luca Possi. Le registrazioni sul campo sono di Francesca Milano. Musiche su licenza di Universal Music Publishing Ricordi Srl e di Machiavelli Music
Cosa vuol dire Insieme - Ep1 - La guerra dimenticata
Quando sono scoppiate le prime tensioni in ex Jugoslavia, i bosniaci pensavano che da loro la guerra non sarebbe arrivata perché in quello Stato da secoli convivevano pacificamente etnie e religioni diverse. Invece la guerra è arrivata, è durata 4 anni e ha lasciato dietro di sé una scia di morte e povertà. Ma al termine del conflitto c’è chi ha provato a costruire qualcosa che permettesse di pensare al futuro: per questo Radmila (detta “Rada”) Zarkovic e Skender Hot, insieme a una manciata di altri soci, fondano nel 2003 la cooperativa Insieme, che si occupa di coltivazione e trasformazione di frutti di bosco, un prodotto tipico locale della zona di Bratunac. Alla cooperativa aderiscono famiglie bosniache e famiglie serbe, che pochi anni prima erano su fronti opposti.
Cosa vuol dire Insieme - Ep2 - Vita quotidiana nella cooperativa
Oggi sono oltre 500 i soci che conferiscono il proprio raccolto di frutti di bosco allo stabilimento di Bratunac, dove lavorano 25 dipendenti che si occupano della selezione dei frutti, del congelamento e della produzione di marmellate e succhi. Giorno dopo giorno, le donne che lavorano nella fabbrica hanno imparato a darsi reciprocamente fiducia, a parlarsi e anche a perdonarsi: qui infatti lavorano donne che hanno perso un familiare nel genocidio di Srebrenica, ma anche le donne che sono le madri, le mogli o le sorelle dei soldati serbi che quel genocidio lo hanno commesso.
Cosa vuol dire Insieme - Ep3 - Come si arriva al supermercato
Tra il 2008 e il 2009 la cooperativa ha vissuto un forte momento di crisi e Rada e Skender si erano già quasi rassegnati alla chiusura, quando grazie al fotografo Mario Boccia e al suo amico Bruno Tassone sono entrati in contatto con Coop, che dopo aver analizzato la qualità delle marmellate ha deciso di venderle sui suoi scaffali. L’accordo ha salvato la cooperativa, permettendole di crescere ulteriormente.
Cosa vuol dire Insieme - Ep4 - Srebrenica 30 anni dopo
Molte donne che lavorano nella cooperativa hanno perso un familiare durante il genocidio del 1995. Nermina è una di loro: i resti di suo padre sono stati ritrovati solo dieci anni fa, 20 anni dopo lo sterminio dei bosniaci musulmani. Ancora oggi in quella zona della Bosnia si continuano a cercare resti umani perché mancano all’appello delle vittime circa mille persone. Le ricerche avvengono attraverso gli esami del Dna. Ma a volte trovare dei resti non basta: per questo l’associazione Adopt Srebrenica si occupa da anni di recuperare vecchie foto, perché i figli e i nipoti delle vittime possano vedere che faccia avevano i loro cari.
Cosa vuol dire Insieme - Extra Il genocidio di Srebrenica per chi l'ha visto e per chi non c era
Puntata registrata durante Chora Volume 2, il festival di Chora Media. Con Francesca Milano, Mario Boccia, Roberta Biagiarelli e Luciana Grosso. L’ultimo atto della guerra in Bosnia è stato il genocidio dell’11 luglio 1995, quando i serbi uccisero 8mila uomini musulmani. A 30 anni di distanza, raccontiamo quel tragico avvenimento. La performance iniziale è di Roberta Biagiarelli.